martedì 9 novembre 2010

PIETRA DI PAZIENZA di Atiq Rahimi



ATIG RAHIMI
PIETRA DI PAZIENZA
Traduttore: YASMINA MELAOUAH
GIULIO EINAUDI EDITORE
ANNO 2009
ISBN 9788806197094


Una donna veglia un uomo disteso in un letto. L’uomo è privo di conoscenza, ha una pallottola in testa, gli ha sparato qualcuno per un futile motivo. In un paese che assomiglia all’Afghanistan, in un tempo che potrebbe anche essere oggi.
La donna parla senza interruzione, come non ha mai fatto prima. Racconta al marito, finalmente presente e muto, molte storie che fanno la loro storia e quella del loro paese. Prima sussurra, poi grida, si adira, ha paura. Piange. Esce per poi ritornare. E ancora sussurra, piano, dolcemente.
Si prende cura dell’uomo e insieme lo rimprovera. Lo rimprovera di aver voluto essere un eroe, di aver preferito le armi e la guerra a sua moglie e alle figlie. Di non avere mai parole per lei.
INCIPIT

La camera è piccola. Rettangolare. È soffocante nonostante le pareti chiare, color ciano, e le due tende con motivi di uccelli migratori colti mentre spiccano il volo su un cielo giallo e azzurro.
Bucate qua e là, lasciano penetrare i raggi del sole che finiscono sulle righe scolorite di un kilim.
In fondo alla camera c’è un’altra tenda. Verde. Senza alcuna decorazione. Nasconde una porta sbarrata. O un ripostiglio.
La camera è vuota. Vuota di ogni ornamento. Tranne sulla parete che separa le due finestre, dove è stato appeso un piccolo khanjar, e sopra il khanjar una foto di un uomo con i baffi. Ha una trentina d’anni. Capelli ricci. Viso squadrato, incorniciato da due base tagliate con cura. I suoi occhi neri brillano. Sono separati da un naso a becco. L’uomo non ride, e tuttavia pare trattenere il riso. Ciò gli dà un aspetto strano come di un uomo che dentro di sé si fa beffe di colui che lo guarda. La foto è in bianco e nero, colorata artigianalmente con tonalità spente.

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